Roberto Manfrin

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Most Wanted Portraits

Manfrin & Dissette
Explorer Coffee Gallery
Via Silla 76 - Roma
25 maggio - 8 giugno 1998

Guardando i lavori di Roberto Manfrin & Chiara Dissette non ho dubbi: sarà proprio Warhol il primo nome a venirvi in mente. Bene così visto il legame di scambio tra molte opere odierne e la ritrattistica Pop della New York Sixties. Manfrin - Dissette dialogano con l'estetica warholiana per ridarla nella sua inflessione attuale, secondo l'intelligenza di un uso autonomo dei personaggi da copertina. L'utilizzo autonomo non significa eliminare i riferimenti diretti ma saperci lavorare, entrare nel cuore stesso della citazione per mostrarne il versante funzionale, quello più organico al proprio discorso.



"Karol e Fidel"

Cibachrome su alluminio 106X33
installazione metallo e lampade

Per i due artisti il mondo dell'immagine necessita di facce famose: Gianni Versace, Elton John, Madre Teresa, Lady Diana, Mario Schifano, Fidel Castro, Papa Giovanni Paolo II, Gesù Cristo...
Dalla moda alla musica, passando per religione, politica, attualità, arte visiva fino al Gesù che determina il valore extratemporale del ritratto: i volti scelti (a parte lo scarto atipico di Schifano) rappresentano il più delirante immaginario da copertina, quello che bombarda i media con aggiornamenti su fatti e misfatti. Mentre diversi artisti scelgono la camera oscura per modifiche sul bianconero, Manfrin & Dissette azionano il meccanismo eccessivo dei contrasti, arrivando ad un particolare effetto di luci. I quadri sembrano illuminati da dietro, come se si trattasse di tipici lightbox: in realtà sono schermate bidimensionali che hanno agito dal proprio interno, sulla biologia e la chimica dell'immagine.



"Schifano"

Cibachrome su alluminio 60X80
installazione metallo e lampade

Il risultato finale ha un connotato di intelligente collocazione, a metà tra il piano oggettivo di Warhol e le mutazioni strutturali del digitale: i pannelli in pratica è come se si inserissero in uno strato modificato sopra l'immagine pura, naturale. Una seconda pelle che entra nella psicologia, determinando il giudizio verso chi si conosce senza poterlo toccare. In una società che giudica gli altri a distanza, su esclusive congetture mediali, inventarsi un certo ritocco inverte qualsiasi devianza della "beatificazione".
Ormai si martirizza e santifica con troppa facilità, senza toccare con mano il problema: i ritratti di Manfin & Dissette sembrano santi o soprannaturali, ironicamente alterati da quel laboratorio estetico che "beatifica" i volti per darne un'impronta fisica, più reale dell'oggettiva dimensione televisiva.

Tutti i lavori del ciclo vengono allestiti con l'aggiunta di elementi, una sorta di terminali esterni poco tecnologici, frutto di un uso diretto della luce sul quadro. I supporti in ferro sono basi di varia geometria da cui si diffonde l'illuminazione verso le icone si cibachrome: anche qui può venirvi in mente un artista ovvero, Christian Boltanski, colui che unisce le foto a lumicini e strutture di contorno sacrale. Le strutture in ferro ribaltano il concetto stesso dell'uso tecnologico; e isolano, idealmente, l'icona di un momento strotico col suo significato: certamente epocale, probabilmente eccessivo come il più puro delirio di un normale giorno televisivo.

Gianluca Marziani

 
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